Autore Salvatore Sebaste

Data 2014

Materiale e tecnica Tecnica Mista

Dimensioni 90×80 cm

Stato di conservazione Ottimo

Il papiro, ora al British Museum di Londra, fu acquistato in un mercato a Luxor nel 1858 dall’avvocato scozzese ed egittologo Alexander Henry Rhind, dal quale prese il nome. Il Papiro di Rhind è la più importante fonte d’informazioni per quanto riguarda la matematica degli antichi Egizi. Rinvenuto in una tomba a Tebe, verso la metà dell’Ottocento, il papiro è stato scritto attorno al 1650 a.C. in scrittura ieratica dallo scriba Ahmes, (primo nome individuale nella storia della matematica di nome), che dichiara di averlo copiato da un testo più antico. Riporta 85 problemi con soluzioni che contengono progressioni aritmetiche, algebra e geometria piramidale. Probabilmente era un manuale didattico per gli studenti, anche con giochi e rompicapi atti a incuriosire ed esercitarsi in modo divertente nei calcoli. Il più conosciuto è il problema 79, che recita:

In una proprietà ci sono 7 case
In ogni casa ci sono 7 gatti
Ogni gatto acchiappa 7 topi
Ogni topo ha mangiato 7 spighe di grano

Ogni spiga dà 7 misure di grano
Quante cose ci sono in tutto in questa storia?

Sebaste inserisce, in questa composizione di spettacolare e raffinata intensità cromatica, il papiro egizio di Rhind, scritto a due colori (rosso per gli enunciati dei problemi e nero per le soluzioni), in ieratico, sistema usato per i testi religiosi, nello stesso periodo dei geroglifici. I segni e i disegni di questa scrittura, tracciati con un pennello di canna imbevuto nell’inchiostro, hanno affascinato l’artista, che in questo periodo impagina le sue superfici coniugando postulati matematici e suggestioni estetiche, in un rapporto di analogie o complementarità. Interessante è l’inserimento della cuffia Adda a forma di avvoltoio, ornamento magico delle regine egiziane e di un disco solare; a sinistra del papiro, due divinità in terracotta, forme leggere e raffinate sulla superficie materica color sabbia, pare proteggano il prezioso reperto egizio che vuole insegnare “I metodi per trovare i segreti dell’universo”.